(4 Luglio 2021)
Nacque a Reno Centese (arcidiocesi di Bologna) il 2 luglio 1839 da Francesco e Marianna nata Guaialdi, terzo ed ultimo figlio. Al battesimo ricevette il nome di Giuseppe Pietro.
Dopo aver ricevuto i primi rudimenti scolastici nella scuola parrocchiale, frequentò le scuole liceali e quelle del seminario di Finale Emilia, come alunno esterno. A diciannove anni il 1º novembre 1858 vestì l’abito francescano nel convento delle Grazie presso Rimini, appartenente alla provincia religiosa di Bologna, assumendo il nome di Elia.
Il 18 dicembre 1864 fu ordinato sacerdote. Nel 1866 chiese e ottenne, dal Ministro Generale padre Raffaele Lippi da Pontecchio Marconi, di recarsi nelle missioni della Cina, preparandosi allo scopo a Roma nel Convento di san Bartolomeo all’Isola Tiberina di Roma. Nell’ottobre 1867 partì da Marsiglia alla volta della Cina.
Nell’aprile del 1868 giunse a Tayuanfu. L’anno seguente fu incaricato della cura pastorale delle comunità cristiane di Tatung. Nel febbraio 1872 fu richiamato a Tayuanfu, e nel marzo gli fu affidato l’ufficio di rettore del seminario, dove insegnò lettere e teologia.
L’11 settembre 1893 fu inviato nel nuovo convento francescano di Tungerhkow. Il 7 dicembre seguente il decreto di erezione canonica del convento e del noviziato per i nativi nominò padre Facchini vicario del convento, rettore del piccolo seminario e responsabile del locale orfanotrofio. L’incarico gli fu rinnovato il 25 settembre 1896.
Nel 1900 scoppiò la ribellione xenofoba dei Boxers, che si concretizzò non solo in atti di violenza contro gli stranieri ma anche contro i cinesi convertiti al cristianesimo. Al primo segnale della strage dei cristiani, cominciata la sera del 27 giugno 1900, padre Facchini rimase nella residenza. Il giorno seguente, obbedendo agli ordini del vicario apostolico mons. Grassi, cercò di allontanarsi da Tayuanfu su un carro. Fu catturato e fu condotto prima dal sottoprefetto, poi dal prefetto e infine dallo stesso viceré, Yü Hsien, e da lui rinviato al sottoprefetto, e solo a tarda sera riuscì a tornare sfinito nella sua residenza. Verso la mezzanotte del 5 luglio, insieme con alcuni compagni, fu trasportato in un albergo mandarinale sito al vicolo della Pace celeste, T’ien-p’ing hsiang. Di là, il giorno 9 luglio, assieme a due seminaristi fu trattenuto qualche tempo nella sala degli ospiti. alla fine fu portato in carcere e quindi subito condotto al tribunale del viceré, dove era appena terminato il massacro dei suoi compagni, e anche lui fu giustiziato.