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Natale davanti ai nostri occhi

Il tempo che viviamo scorre da sempre fra le giornate di lavoro, la compagnia festosa delle persone a noi care, fra i giorni di festa e le speranze di un futuro migliore, privo di maschere sanitarie e tamponi, fra gli inevitabili eventi dolorosi che ci mettono alla prova nella forza d’animo, affinché possiamo aumentare il valore che diamo alla stessa vita e alla essenzialità di quanto disponiamo ed usiamo. E ’certo il Natale una occasione festosa adatta a riconoscerci orientati al domani, perché non c’ è Natale se prima non è Avvento e attesa di preparazione; e oltre a questo, adatta a vedere quanto siamo disposti a fermarci ammirati davanti al Bambino Gesù, dono di Dio, deposto nella greppia delle pecore, circondato dai pastori, con un asino ed un bue.

 “Beati i puri di cuore perché vedranno Iddio” grida lo stesso Maestro ai suoi discepoli. Chi sono i primi puri di cuore a cui Iddio mostra il suo volto? Sono stati gli stessi pastori a rendersi conto che davanti ai loro occhi ha preso forma umana la gloria di Dio, quella che può dare pace agli uomini. Adorano allora quel Neonato, e così la loro vita cambia. In mezzo poi a questi anonimi e generosi personaggi c’è Giuseppe discendente del Re Davide, e c’è Maria sua moglie. L’uno e l’altra nel silenzio guardano e proteggono questo piccolo bimbo, chiedendosi perché Dio abbia mandato loro nella grotta di Betlemme questi pastori, queste rivelazioni degli angeli, questi presagi di un futuro guidato non dai loro progetti di famiglia, ma da una Parola discesa dal cielo, dal Dio vivente.

Il silenzio e la contemplazione di Maria, il suo amore di mamma e la sua prudenza protettiva sono diventati molto interessanti per Iddio. Entriamo ordunque e poniamoci devoti a invocare questa mamma, la “donna del primo sguardo” insieme a Tonino Bello: “santa Maria, donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore. Il mondo ci ha rubato la capacità di trasalire. Non c’è rapimento negli occhi. Siamo stanchi di aguzzare la vista, perché non ci sono più arrivi in programma. L’anima è riarsa come un greto di un torrente senz’acqua. Le falde profonde della meraviglia si sono prosciugate. Vittime della noia, conduciamo una vita arida di estasi. Ci sfilano sotto gli occhi solo cose già viste, come sequenze di un film ripetute più volte. Ci sfugge l’ora in cui il primo acino d’uva rosseggia tra i pampini. Viviamo stagioni senza primizie di vendemmie. Anzi, sappiamo già quale sapore ogni frutto racchiude sotto la corteccia.

Tu che hai provato le sorprese di Dio, restituiscici, ti preghiamo, il gusto delle esperienze che salvano, e non risparmiarci la gioia degli incontri decisivi che abbiano il sapore della “prima volta”. Santa Maria, donna del primo sguardo, donaci la grazia della tenerezza. Le tue palpebre, quella notte, sfiorarono l’Agnello deposto ai tuoi piedi con un tiepido brivido d’ala. Le nostre, invece, si poggiano sulle cose, pesanti come pietre. Passano sulla pelle, ruvide come stracci di bottega. Feriscono i volti, come lame di rasoio.

I tuoi occhi vestirono di carità il Figlio di Dio, i nostri, invece, spogliano di cupidigia i figli dell’uomo. Al primo contatto delle tue pupille con la sorgente della luce si illuminarono gli sguardi delle generazioni passate, quando invece spalanchiamo noi le nostre orbite, contaminiamo anche le cose più sante e spegniamo gli sguardi delle generazioni future. Tu che hai portato sempre negli occhi incontaminati i riverberi della trasparenza di Dio, aiutaci perché possiamo sperimentare tutta la verità delle parole di Gesù: ”La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce”.

Grazie, impareggiabile amica dei nostri Natali. Speranza delle nostre solitudini. Conforto dei nostri gelidi presepi senza cori di angeli e senza schiere di pastori. Perdonaci se i nostri sguardi sono protesi altrove, se inseguiamo altri volti. -se corriamo dietro ad altre sembianze. Ma tu sai che nel fondo dell’anima ci è rimasta la nostalgia di quello sguardo. Anzi, di quegli sguardi del tuo e del suo.”

Auguriamoci reciprocamente buon Natale.

don Gianmario Fenu

don Gianmario Fenu, da “La Voce che chiama, Natale 2021