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IL senso del Natale

Mi viene da chiedere che senso ha oggi celebrare la festa del Natale. Ormai in tutto il mondo questa appuntamento è diventato la festa dell’albero addobbato dei centri commerciali, delle luci che invitano a spendere i soldi per i regali, e nelle case ormai solo pacchetti infiocchettati e raramente il segno del presepe. Una festa dei buoni sentimenti,  che non come diceva il Card. Biffi rischia di farci dimenticare il vero festeggiato: Gesù. Il Natale è il ricordo di un fatto avvenuto, la nascita di  Gesù che conosciamo attraverso i vangeli, che ci narrano  i primi momenti della sua vita.

L’attesa di Gesù ha coinciso con la venuta del Messia, invocato come un condottiero liberatore, un nuovo re che come Davide,  avrebbe riscattato le sorti del suo popolo schiavo e maltrattato. Anche ai nostri giorni viviamo tante attese. Aspettiamo la fine della pandemia, e vediamo segni incoraggianti di miglioramento. Con le piogge autunnali si è mitigata la grande arsura della terra, e da ultimo ogni giorno guardiamo con speranza la fine di questa guerra. Ma ci chiediamo perché poi non cambia niente nella nostra vita? Perché le nostre attese sono ispirate solo dai nostri interessi, dal nostro stare bene e lontano dai guai. Rischiamo di vivere in un atteggiamento di assoluto egoismo, pensando al nostro benessere e alla nostra salvezza senza preoccuparci degli altri. Quelli che hanno vissuto in questa attesa  egoistica sono coloro che sono stati delusi dalla figura del Cristo, anzi gli si sono rivoltati contro, divenendo poi suoi nemici e avversari. “Salva te stesso e anche noi”, è il grido del malfattore crocifisso accanto a Gesù, e non t’importare degli altri. Il tempo dell’Avvento che abbiamo vissuto in questi giorni  vuole scuoterci per cambiare rotta: occorre guardare con occhi diversi la nostra vita e la realtà che ci circonda. Se non cambiamo prospettiva non potremo capire la profondità di un fatto davvero scioccante come il Natale: l’unico che non aveva motivi per prendersi la briga di venire in mezzo a questo mondo ammalato si è fatto uomo, e in che condizione ha voluto farlo! E’ necessario avere gli occhi dei profeti che hanno annunciato la nascita di Gesù: quelli di Giovanni il Battista che ha denunciato il marciume e la violenza dei suoi tempi, così come anche i profeti antichi si erano scagliati contro l’abbandono e il tradimento nei confronti del Signore. Occorre avere gli occhi di Giuseppe, che accetta Maria e il bambino, e che solo dopo comprende quanto la sua opera sia utile. Gli occhi di Maria che non si tira indietro, non si impaurisce, ma ripete il suo si in ogni istante della sua vita, fino a essere accanto al suo figlio crocifisso. Abbiamo bisogno di guardare il Natale con gli occhi del cuore attraverso il silenzio, la preghiera e la  riflessione. Se non ci convertiamo dalla nostra indifferenza e dalla nostra cattiveria anche noi sprecheremo quest’anno il dono di Gesù che nasce. Il Natale è una festa sconvolgente perché  vuole toccare le corde profonde del nostro cuore: è la festa dell’incontro con il bambino della mangiatoia e con il mistero di amore che porta con se’.

don Lino Civerra, da “La Voce che chiama, Natale 2022